Pensare libri, fare libri, vendere libri. Roberto Cerati, presidente della casa editrice Einaudi, ha voluto dividere in questi capitoli la sua lectio magistralis davanti agli studenti del laboratorio di Editoria coordinato da Roberto Cicala. Nonostante la netta distinzione dei tre momenti che scandiscono l’attività dell’editore, Cerati ha condotto l’incontro in modo omogeneo, viaggiando sul filo della memoria e ripercorrendo alcuni momenti della sua vita accanto a Giulio Einaudi, fondatore e storico patron dell’omonima casa editrice.
L’attuale presidente si è raccontato attraverso la descrizione dello stile umano e professionale di Einaudi, di cui è stato collaboratore fin dal 1945. Ne è emersa l’autobiografia di un personaggio che oggi ricopre un ruolo di prestigio, in un sistema che non gli appartiene più. Cerati lo sa bene, e non ha mancato di ammetterlo davanti agli studenti: “Io non appartengo all’oggi, quindi vi racconto di ieri”. A proposito del “pensare libri”, l’editore ha spiegato come un tempo ci fosse un distacco tra il momento intellettuale e quello aziendale: “Ogni mercoledì, Einaudi chiamava a raccolta i suoi più stretti collaboratori per valutare le proposte arrivate dagli autori. Il più delle volte, il libro era l’occasione per un dibattito che andava ben al di là della pubblicazione. Oggi i “mercoledì” si sono svuotati di uomini e contenuti e le riunioni si sono trasformate da collegiali a settoriali”. Gli anni d’oro, descritti con grande entusiasmo e partecipazione, erano caratterizzati dalla figura di Giulio Einaudi, accentratore, leader, ma anche persona schietta che amava circondarsi dei suoi collaboratori anche fuori dall’ambiente di lavoro: cene, passeggiate, veri e propri ritiri estivi in posti sperduti di montagna per trovare la giusta concentrazione.
“La vita nella casa editrice, a quei tempi, era un po’ conventuale, ma sempre finalizzata alla buona riuscita del lavoro, alla realizzazione di un catalogo coerente”. Fare libri. Realizzare materialmente un oggetto che deve avere una forma coerente con il contenuto. Anche in questo caso, Roberto Cerati ha criticato l’approccio consumistico di oggi: “Di questi tempi, il “vestito” che viene messo ai libri serve solo per catturare l’attenzione, senza rimandare al significato. Einaudi prestava molta attenzione alla grafica, voleva dare un senso di continuità a tutte le sue pubblicazioni. Anche queste piccole decisioni derivavano da un grande gioco di partecipazione collettiva”.
Infine, vendere libri. “Tradurre nel linguaggio economico le nostre idee e trasmettere la nostra grande passione per l’editoria, senza sottovalutare il ruolo dei librai, che oggi sono invece una categoria in via di estinzione, perché tutta la promozione di un libro è controllata dalla casa editrice. Anche per Einaudi, che ha pubblicato i libri di Italo Calvino e Cesare Pavese, i tempi sono cambiati, è tempo di adeguarsi alle regole dell’editoria moderna. Per chi vuole avvicinarsi a questo settore, però, la ricetta di Cerati è sempre la stessa: “Se sarà questo il vostro mestiere – ha detto rivolgendosi ai ragazzi – fate come me, lasciatevi guidare dalla passione. E’ stato un percorso lungo e faticoso, ma ne è valsa la pena”.
Simone Ceriotti