Cinquant’anni di editoria graffiante e appassionata. Raccontare il mondo che cambia (antifascismo, guerra fredda, nuove tecnologie) e dopo cinquant’anni, raccontarlo in un’aula universitaria. E’ successo il 15 marzo, quando Carlo Feltrinelli, editore e presidente della Fondazione omonima, ha dialogato con gli studenti dell’Università Cattolica sui primi 50 anni della casa editrice di cui porta il nome. Una vera e propria lezione d’editoria, anche se in puro stile Feltrinelli: informale, diretta, attuale. E allora, via libera alle domande: cinque, dieci, venti per soddisfare la travolgente curiosità di studenti e professori.

“Giocare d’anticipo” è questa, sin dalla sua nascita, la parola d’ordine della casa editrice Feltrinelli. Anticipare tendenze, urgenze intellettuali, dibattiti culturali. E quando glielo fanno notare, il presidente della Fondazione Feltrinelli non riesce a trattenere un certo orgoglio: «E’ una nostra caratteristica. E’ per questo che, nonostante i difetti, Feltrinelli non è ancora diventata polverosa». E ricorda l’attenzione del padre Giangiacomo alle avanguardie del dopoguerra, la scoperta della letteratura scientifica e, più recentemente, del digitale e del multimediale. Anticipare sempre, dunque, ma anticipare tendenze che durano nel tempo e diventano emblemi di un’epoca. Gioielli che “dopo 50 anni” fanno di una casa editrice “un bene pubblico” sostiene.

E a sviscerare il suo primo mezzo secolo di storia della casa, ci hanno pensato le domande di Roberto Cicala, docente di Editoria libraria e multimediale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica  di Milano (che ha ricordato i momenti culminanti della storia editoriale di Giangiacomo Feltrinelli, fin dal successo internazionale centrato soltanto due anni dopo l’inizio dell’attività con la prima mondiale del Dottor Zivago di Pasternak) ed Edoardo Barbieri, docente di Bibliografia e biblioeconomia alla Cattolica di Brescia. Due le costanti nella lunga storia di Feltrinelli: indipendenza ed esplorazione. “Indipendenza politica” per Feltrinelli è sinonimo di libertà. «E’ un’indipendenza reale – spiega – le nostre scelte editoriali corrispondono agli interessi e alle intuizioni di chi lavora in Feltrinelli. E con i nostri titoli possiamo competere con tutti. Lo considero un grande privilegio».

L’“esplorazione” si estende nello spazio e nel tempo. Un esempio è la “scelta sudamericana” che Feltrinelli spiega come un mix di opportunità commerciale e intuizione editoriale. «Prima di tutto – spiega – c’è l’aspetto politico che ci ha orientato verso quella letteratura, e la vitalità e la novità della scrittura di Garcia Marquez. Siamo stati i primi a tradurlo. Poi, il Sud America era una sacca ancora sconosciuta del mondo della letteratura, come, forse, solo la Cina in questo momento».

E poi Feltrinelli parla della sfida del mercato editoriale italiano, sempre asfittico e difficile. «Le ragioni per cui in Italia si legge poco sono tante – risponde il presidente della Fondazione -. Dal canto nostro, quel che possiamo fare è continuare a fare prodotti economici e sempre disponibili. Dagli inizi degli anni ’90 abbiamo costruito punti vendita in tutta Italia». Questa la “formula” Feltrinelli per combattere l’inerzia del mercato italiano che è cambiato rapidamente con la multimedialità e Internet e che vive anche di fenomeni che Feltrinelli si augura “in esaurimento” come quello dei libri in edicola.

Quella della multimedialità è stata una sfida giocata d’anticipo, “forse troppo” spiega il presidente della Fondazione. Le “batoste” aiutano a crescere e quella de “Il Divano”, il sito Internet di Feltrinelli nato per la vendita di libri online ha insegnato che “non sempre un fenomeno annunciato come innovativo ha successo immediatamente”. All’inizio degli anni ’90 infatti “Il Divano” è stato un grosso investimento per la casa editrice, trasformatosi in perdita a causa della mancanza di famigliarità del pubblico con lo strumento. Il sito in pochi anni ha dovuto chiudere proprio mentre scoppiava il fenomeno Amazon.com. «Era troppo presto – spiega Feltrinelli – ma ci riproveremo».

Progetti che guardano al futuro, nella consapevolezza che il mondo “viaggerà” in rete. Anche la critica. «Ci sono altri luoghi [oltre alla stampa] utili a influenzare i gusti e la vendita di libri. Le pagine culturali hanno scarsa capacità di orientare ormai. Il web ne ha di più. Quest’anno infatti noi abbiamo deciso di ridurre del 40% la pubblicità e aumentare gli investimenti sulla community online».

Strategie a parte, un editore può avere degli autori preferiti? Certo. Carlo Feltrinelli vota per Gianni Celati, Antonio Redantunes e Robert Porte. Ma i gusti sono relativi: «Inspiegabile, invece, il successo di Banana Yoshimoto – dice – è una delle autrici che ha fatto la nostra fortuna, ma non capisco perché». In cinquant’anni di carriera, qualche colpo di fortuna serve a una casa editrice. Anche se si chiama Feltrinelli.

[da “Cattolica News”, www.cattolicanews.it, pubblicato: 20/03/2006]

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