«Che il bello potesse convogliare il vero, fu un’idea che nacque in lui spontaneamente» ha scritto Gianfranco Contini di uno dei più grandi stampatori del Novecento, Alberto Tallone, erede di una tradizione italiana che, da Manuzio a Bodoni, ha tramandato il valore della composizione manuale a caratteri mobili e delle tirature limitate e curatissime. Nel centenario della nascita dello studioso è ricostruita la loro collaborazione, esemplare del rapporto tra filologia ed editoria, tra forma e contenuto, a partire da una fondamentale edizione dei Rerum vulgarium fragmenta di Petrarca stampata a Parigi nel 1949 e salutata da Ungaretti come un «miracolo». È un episodio dell’«avventura in cui faccio consistere lo studio», come scrive Contini, che vorrebbe coinvolgere nei progetti tipografici talloniani l’altro petrarchista Giuseppe Billanovich, sempre fondendo «la soddisfazione della forma con gli obblighi del vero». È una vicenda che coinvolge anche la casa editrice Einaudi, dove quindi anni dopo il Canzoniere esce nella “Nuova Universale Einaudi” lasciando il segno. Come scrive Carlo Carena a proposito delle lettere che Contini e Tallone si sono scambiati «sembra di leggere qualche antico maestro di morale e di estetica, un miscere utile dulci di venerata memoria oraziana: Orazio, anch’egli un esigente bibliofilo di poche copie curate a dovere per chi se ne intende. Si può andare a lezione anche guardando una mostra di libri».
Gianfranco Contini filologo
«Domodossola non è soltanto una parola-simbolo, è anche un fatto politico» scrive Gianfranco Contini quando la città dov’è nato nel 1912 è la prima regione italiana liberata dai partigiani in modo autonomo nel 1944. Qui studia presso i Rosminiani (e sulla “Rivista rosminiana” fa le prime prove nella duplice veste di filologo e di critico militante), prima dell’università a Pavia e del perfezionamento a Torino con Debenedetti e a Parigi con Bédier. Maestro indiscusso di filologia romanza per diverse generazioni, insegna prima a Friburgo dal ’38 al ’52, poi a Firenze e infine alla Normale di Pisa, divenendo anche presidente della Società Dantesca. Proprio l’edizione delle Rime di Dante, nel 1939 da Einaudi, determina la sua precoce consacrazione, prima del Canzoniere petrarchesco e della monumentale raccolta dei Poeti del Duecento (da Ricciardi nel 1960), accanto a studi esemplari sulle varianti d’autore, da Petrarca all’Ariosto e a Leopardi (Varianti e altra linguistica è un suo titolo di riferimento). Intanto raccoglie in vari Esercizî di lettura la sua produzione critica sui contemporanei, con particolare attenzione a Gadda e Montale, verso il quale una «lunga fedeltà» lo porta a curare la prima edizione critica di un poeta vivente con Rosanna Bettarini. Lascia infine una testimonianza di critica testuale nel tardo Breviario di Ecdotica, quattro anni prima della morte, avvenuta nel 1990 nella sua Domodossola accanto alla moglie Margaret, concludendo «l’avventura in cui faccio consistere lo studio». (dal catalogo)
Alberto Tallone artista della tipografia
«Nei tuoi libri, piccoli castelli dell’uomo, sono rimaste vive la bellezza e la chiarezza: da quelle finestre non entrerà la notte» scrive Pablo Neruda nel 1968 alla morte di Alberto Tallone, rappresentante dell’eccellenza nella stampa tipografica grazie alla nitidezza e al rigore della composizione a caratteri mobili. Nato a Bergamo nel 1898 da famiglia lombarda di artisti, in principio è libraio antiquario a Milano in via Borgonuovo, dove vende edizioni a tiratura limitata che trentenne decide di realizzare in prima persona: così nel 1931 si reca a Parigi, con lettera d’accompagnamento di Sibilla Aleramo, presso il maestro Darantiere, di cui sette anni dopo rileva l’atelier. In Francia stampa la celebre edizione continiana del Canzoniere di Petrarca oltre all’Ange di Valery, i Canti di Leopardi e la Commedia in 32°, soprannominata «Dantino», accanto a filosofi presocratici e altre opere suggerite da artisti e scrittori, da Pavese a Montale, da Severini a De Pisis, che s’incontrano nella sua stamperia, poi trasferita in patria e inaugurata nel 1960 ad Alpignano, all’imbocco della val di Susa, dove i libri di Madino, come è chiamato in famiglia, continuano a distinguersi per l’innovativo formato oblungo e per la classica sobrietà, segno di una vocazione tipografica che ispira anche un editore come Giulio Einaudi e che i Tallone si trasmettono da tre generazioni. Secondo il ricordo del figlio Enrico, «per quanto costretto a chiedere loro la vita, i libri non furono mai per lui una merce, ma creature vive». (dal catalogo)
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Info 02 72342235, editoriale.dsu@educatt.it, www.educatt.it/libri
Inaugurazione mostra bibliografica:
MERCOLEDÌ 24 OTTOBRE 2012 alle ore 16,30
in Università Cattolica a Milano, largo Gemelli 1, Aula Pio XI
con commemorazione di Gianfranco Contini nel centenario della nascita
ROSANNA BETTARINI dell’Università di Firenze
dopo i saluti introduttivi di GIUSEPPE FRASSO,
direttore del Dipartimento di studi medioevali, umanistici e rinascimentali dell’Università Cattolica
con presentazione di CARLO CARENA
del libro
Il bello e il vero. Petrarca, Contini e Tallone tra filologia e arte della stampa
a cura di Roberto Cicala e Maria Villano,
presentazione di Carlo Carena
con testi di Gianfranco Contini, Maria Corti, Giulio Einaudi, Giovanni Pozzi, Enrico Tallone, Giuseppe Ungaretti e altri
edizioni EDUCatt, pp. 108, con illustrazioni e documenti, euro 7
(“Quaderni del Laboratorio di editoria”)
Nell’occasione: una testimonianza di ENRICO TALLONE
e un saluto del direttore di Sede MARIO GATTI
La mostra resta aperta fino al 31 ottobre nell’atrio dell’aula Pio IX